I dati sudafricani sul covid 19 sono bellissimi. Non so se altri stati posso vantare tanta “pulizia” nei grafici che li riguardano. Analizzando i dati che scarico da OurWorldInData (tutti dati ufficiali, governativi, raccolti e messi a disposizione con licenza Creative Commons) ho costruito questo grafico bellissimo:
Ora lo leggiamo. Nel grafico in alto, ci sono le varianti. Si vedono in modo molto pulito i periodi di transizione tra una variante e l’altra. Bisogna ricordare che:
- i virus mutano continuamente ma solo alcune di queste mutazioni risultano “positive” per la “sopravvivenza” del virus;
- affinché una variante prenda il sopravvento su una precedente, deve essere più contagiosa. Questo implica che la contagiosità delle varianti aumenta nel tempo;
- nella “normale” evoluzione di un virus, l’aumento di contagiosità è accompagnato in media da una minore gravità degli effetti. Non è una verità assoluta, ma in media, alla lunga, succede questo.
Se osserviamo la pendenza delle rette che interpolano (a occhio) la fase di crescita delle nuove varianti si vede che (come deve necessariamente essere) la pendenza è crescente.
Il grafico in basso riporta la percentuale di test positivi (che è una misura migliore del numero di casi positivi perché quest’ultimo dipende, ovviamente, dal numero di test fatti) e il numero di decessi per milione di abitanti.
Si vede chiaramente che dopo qualche tempo dal sopravvento di una variante rispetto alla precedente, c’è un picco di contagi (curva viola) e, dopo 15 giorni circa, c’è un picco di decessi (curva verde; la curva verde tratteggiata è la stessa della verde ma anticipata di 15 giorni per far vedere in modo chiaro il ritardo tra il picco dei positivi e il picco dei decessi).
La cosa bella secondo me è che l’ultima variante (la famigerata Omicron) ha avuto una crescita rapidissima che ha generato una crescita molto rapida dei contagi che però cominciano subito a calare. In altri termini, il picco dei contagi è molto più stretto che per le precedenti varianti. Ma la notizia ancora migliore è che all’aumento dei contagi non corrisponde una aumento altrettanto forte dei decessi, anzi.
Per questa mia interpretazione ho ricevuto due osservazioni.
La prima è che in Sud Africa la popolazione è molto giovane e sappiamo che questo virus sui giovani ha effetti molto lievi se non nulli. La mia risposta è che la mia analisi è “differenziale” cioè io confronto nello stesso paese (quindi con la stessa popolazione) i dati dei decessi che, sebbene bassi (ma non così tanto) per le altre varianti, sono praticamente nulli per la omicron.
Il dubbio è: “ma non è che il calo dei decessi è dovuto ai vaccini?”. La risposta è no, assolutamente no. E’ vero che in Sud Africa la campagna vaccinale è iniziata in tempi molto recenti, diciamo dopo i picco di decessi della variante delta, ma è vero che, ad oggi, la frazione di popolazione vaccinata è del 26%. Anche se ipotizzassimo una efficacia totale del vaccino nel proteggere dal decesso (cosa ovviamente non vera), avremmo una riduzione del 26% nei decessi a causa del vaccino. Mentre invece la riduzione (ciè il numero di casi totali causati dalla omicron diviso il numero dei casi totali causati dalla delta) è molto maggiore.
Non posso trarre conclusioni definitive perché bisognerebbe incrociare anche dati di altri paesi, ma l’ipotesi che la variante Omicron sia estremamente più leggera in termini di effetti gravi, è tutt’altro che infondata.